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Una delegazione composta da UNHCR e COOP ha visitato alcuni campi rifugiati e distretti sanitari in Burundi, toccando con mano l’impatto fondamentale di coopforafrica, la campagna in favore della vaccinazione anti COVID-19 lanciata alla fine del 2021. Ma le difficoltà restano moltissime: servono con urgenza spazi attrezzati per garantire ai rifugiati che vivono nei campi degli interventi chirurgici urgenti.
Con l’87% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, il Burundi è uno dei Paesi più poveri al mondo. Decenni di conflitti etnici, violazioni dei diritti umani ma anche gli effetti negativi del cambiamento climatico e disastri naturali, tra cui inondazioni e frane, hanno fatto crescere in maniera esponenziale i bisogni umanitari. E in questo contesto instabile, la pandemia COVID-19 ha ulteriormente esacerbato le vulnerabilità esistenti. Favorire la vaccinazione e la lotta al COVID-19 in alcuni Paesi africani, tra i quali il Burundi, è stato l’obiettivo di coopforafrica, la campagna lanciata da Coop per UNHCR e altre organizzazioni umanitarie alla fine del 2021. I fondi raccolti grazie all’iniziativa hanno rappresentato un contributo fondamentale al piano di risposta dell’UNHCR, principalmente in termini di fornitura di materiali necessari a mantenere la catena del freddo per il trasporto dei vaccini, oltre alla formazione del personale sanitario e alla sensibilizzazione sull’importanza della vaccinazione attraverso la distribuzione di materiale informativo.

E proprio l’impatto della campagna coopforafrica è stata al centro dell’agenda della recente missione in Burundi di una delegazione di COOP guidata dal Presidente Ancc-Coop Marco Pedroni, insieme a Enrico Quarello Direttore Politiche Sociali e Comunicazione di Coop Alleanza 3.0 e dalla responsabile del programma Corporate Partnership e Filatropia Privata di UNHCR Italia Giovanna Li Perni. In particolare, la delegazione ha avuto la possibilità di visitare i campi di Bwagiriza, Kayumu, Musasa e Nyankanda e i distretti sanitari di Butezi, Cankuzo, Muyinga, Kiremba e Gashoho, ovvero tra le strutture che hanno beneficiato delle attività, delle infrastrutture e dei beni messi a disposizione grazie alla iniziativa di Coop.
Fra questi: 12 contenitori termici per il trasporto dei vaccini pronti alla distribuzione nei centri sanitari; 9 frigoriferi a energia solare; 152 refrigeratori per il trasporto dei vaccini; 5 serbatoi per l’acqua e 10 stabilizzatori di voltaggio. A questo va aggiunta la formazione sulla vaccinazione erogata a 63 operatori sanitari nei distretti sanitari delle zone di intervento. Si tratta di infrastrutture, di beni e di competenze di cui potranno usufruire anche nel futuro sia le comunità rifugiate che quelle locali.
“Non disponevamo di nessuna delle attrezzature che sono state garantite grazie alla donazione di COOP, fino a quel momento la vaccinazione anti Covid non era molto diffusa in Burundi” ha dichiarato Peggy Penthsi operatrice umanitaria di UNHCR in Burundi. “Senza l’aiuto dei partner sarebbe stata una catastrofe” – ha commentato un operatore del distretto sanitario di Cankuzo.
Attualmente in Burundi sono presenti 86 mila rifugiati della Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, dal 2017 UNHCR sostiene il ritorno in sicurezza e la reintegrazione di oltre 200 mila burundesi dalla Tanzania, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Uganda. Il tema dell’accesso alla salute dei rifugiati e delle comunità locali resta infatti di primaria importanza. Ad esempio, nel campo di Kayumu si registrano circa 70 nascite al mese, delle quali mediamente una decina avvengono attraverso parto cesareo ma l’ospedale più vicino dista oltre 60 km. Stesso problema al campo di Nyankanda: “Tanti rifugiati sono morti durante i trasferimenti” ha commentato un operatore sanitario. Di fondamentale importanza sarebbero degli interventi volti a garantire l’allestimento di spazi attrezzati per svolgere interventi chirurgici urgenti, come i parti cesarei.