Di seguito l’intervento del presidente Fabrizio Banchi alla Consulta del 23.11.2019
Santa Fiora 23 novembre 2019 – Buongiorno e benvenuti a tutti, ai nostri soci, ai colleghi della sede e dei punti di vendita, ai colleghi delle altre cooperative, ai rappresentanti delle associazioni di volontariato, ai relatori di oggi che generosamente hanno accettato il nostro invito e agli studenti degli Istituti dei nostri territori che per il terzo anno saranno con noi stamani.
Ed è proprio partendo dai ragazzi che vorrei articolare il mio saluto. Io rivesto l’innegabile privilegio di essere il presidente di Coop Amiatina. Una cooperativa che vanta più di 130 anni di storia e che è stata e continua a essere per il nostro territorio una realtà economica e sociale importante e che a oggi conta 24 punti di vendita e circa 300 dipendenti.
Il nostro modello economico e sociale è ispirato dalla carta dei valori cooperativi, che tra le altre cose ci impegna nei confronti delle generazioni future a conservare e accrescere il nostro patrimonio per poterlo consegnare a chi dopo di noi avrà la responsabilità della cooperativa.
Un impegno e una responsabilità che ci assumiamo volentieri. Vogliamo consegnare ai nostri giovani una cooperativa in grado di rispondere alle esigenze dei propri territori di riferimento e alle loro legittime istanze sul lavoro e sul futuro.
1Il confronto tra generazioni è un passaggio naturale nella crescita delle persone. Le differenze di interpretazione della realtà date dai mutamenti delle condizioni è fisiologico. In questi ultimi anni i cambiamenti hanno subito un’accelerazione mai vista prima. Esponenzialmente maggiore rispetto agli anni passati. Le nuove tecnologie, il web, i social network, l’uso di internet hanno profondamente cambiato anche le modalità e la qualità delle relazioni. Hanno segnato un solco importante tra la mia generazione che ha “dovuto” imparare a usare questi strumenti a quelle successive che sono nate già immerse e pronte a questo nuovo mondo.
Allora tenuto conto di questo contesto, non si tratta solo di consegnare fisicamente una cooperativa a chi di diritto la deve ereditare, ma si tratta anche di trovare dei punti di connessione. Un linguaggio comune che possa favorire e lo scambio e la relazione tra diversi. Un terreno dove le parti, se di parti si tratta, possano immaginare e progettare un futuro condiviso dove la cooperativa non venga intesa solo come un bene strumentale, ma anche un luogo dove poter esercitare il diritto alla partecipazione attiva e alla solidarietà militante e dove poter perpetrare i valori che fanno della nostra missione quotidiana una realtà fatta dalle persone per le persone.
Quindi ragazzi coraggio; parlate con noi.